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Yoann Van Parys

LA QUADRATURA DEL CERCHIO

About Yoann

Yoann Van Parys (1981), vive e lavora a Bruxelles. Artista, critico d’arte e membro dell’associazione (SIC). Il suo lavoro è stato presentato, fra l’altro, ad Alost (Netwerk), Maastricht (Hedah), Helmond (De Cacaofabriek), Breda & Antwerpen (Lokaal01), Liège (Galerie Flux) and Brussels (Galerie Olivari-Veys). Nel 2008-2009,è stato artista residente al museo d’arte contemporanea Wiels a Brussels, e nel 2015, al RAVI, Liège. Ospite presso la Fondazione Bevilacqua-La Masa, Venezia nel 2014 e nel 2015. E’ autore di numerose presentazioni di mostre e testi per cataloghi e riviste specializzate, fra le quali Flux News, DITS, Camera Austria, Frog, Esse, Critique d’art, Art Papers e Artforum. Nell’ambito dell’associazione (SIC), è stato il responsabile del l’ Off project della Fédération Wallonie-Bruxelles alla Biennale di Venezia del 2013. La sua pratica artistica si confronta con la narrazione, il racconto e le relazioni tra testi ed immagini combinando fotografie, proiezioni, dipinti, disegni e stampe in contesti espositivi e nell’ambito di pubblicazioni.

La recente pratica artistica di Yoann Van Parys si confronta con la materia testuale ed in particolare con il testo destinato ad essere installato e mostrato in contesti espostivi. Si tratta di testi dalla natura ibrida, a metà strada tra la poesia, l’aneddoto, la massima filosofica, i diari di viaggio ed i graffiti. Scritti in francese, in italiano e in inglese, talvolta per mezzo di traduzioni e/o adattamenti da una lingua all’altra, talvolta composti direttamente in italiano o in inglese, questi testi murali, tracciati uniformemente su diverse pareti e superfici negli spazi della Fondazione Aurelio Petroni grazie all’utilizzo di normografi e stencil di varie dimensioni, si animano di un’intrinseca leggerezza, discrezione e fragilità, caratteristiche che creano un apparente attrito con le strutture solide ed imponenti dell’edificio, con la loro materialità stratificata dal tempo. E sono proprio questo slittamento e questa stonatura che aprono una linea di fuga e ne costituiscono la forza. Le scritture di Van Parys, tratteggiate con mine di piombo, matite e pennarelli colorati, strumenti, cioè, dal carattere infantile che fanno eco ad una forma di candore, sono state pensate anteriormente al periodo di residenza e, durante i giorni trascorsi alla FAP, sono mutate, si sono manifestate e si sono svelate nelle loro connessioni potenziali, metaforiche ma anche più immediate con il villaggio, la regione, l’esperienza del vivere tra queste mura in questo tempo. Lo spettatore è invitato, in una sorta di caccia al tesoro, a perdersi negli spazi del pianterreno, ispezionandone le pareti alla ricerca di lettere colorate. L’incontro casuale con la suggestione immaginifica del testo si specchia nell’incontro casuale con quei frammenti poetici che, manifestandosi e dissolvendosi alla stessa velocità, costellano la nostra esistenza.

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