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Sophie Sherman

Dopo la tragedia della casa & Terra di fuoco

About Sophie

Born in 1980 in Aix en Provence, France. Sophie Sherman has a master's degree in Documentary direction from the Province University of Aix en Provence (France) and a master's degree in Fine Arts from the Fine Arts College of Marseille (France, 2006). She was then admitted at Le Fresnoy, Studio National des Arts Contemporains for 2009-2011. Sophie Sherman has made several short films which have been selected and shown at many international festivals and artistic events. La Marche (2015/20min) Sand (2011/19min) Little Light (2010/16min) Fear Thy Not (2010/2min) La Terre sous mes pieds (2009/19min) Philippine (2008/45min)

Dopo la tragedia della casa , videoinstallazione, 8 min, colore

Sophie Sherman entra in contatto con l’associazione “Il Tappeto di Iqbal” che opera nel quartiere di Barra di Napoli, il quartiere con la maggiore presenza di giovani e con i livelli di dispersione scolastica tra i più elevati della Campania. Con mezzi di trasporto ridotti al minimo, assenza di cinema, teatri, centri di aggregazione e spazi pubblici chiusi e campi rom in condizioni disumane, a Barra si sviluppa una forte organizzazione camorristica e criminale. E’ in questo contesto che opera coraggiosamente “Il tappeto di Iqbal” ed è questo il punto da cui parte l’artista la quale, attraverso questa videoinstallazione, intende delineare un ritratto della prima adolescenza dai contorni realistici e sperimentali allo stesso tempo, interrogandosi sul senso dell’infanzia, il rapporto con il territorio, la speranza.

Terra di fuoco, serie fotografica

In questo progetto fotografico Sophie Sherman si interessa all’idea di “traccia” che appare su corpi e paesaggi mostrando un duplice sguardo, sulla pratica ed estetica del tatuaggio e su quei segni impressi su rocce, pietre ed elementi naturali che testimoniano l’intervento umano. Il progetto, che prende il via nella città di Bruxelles, continua in Campania durante la residenza alla FAP ed in particolare a San Cipriano Picentino e a Napoli. Attraverso ritratti e close-up di queste decorazioni pittoriche corporali l’artista intende catturare quel gesto istintivo e volontario necessario a colui che espone questa modificazione corporea permanente per mostrare il proprio “marchio”, traccia visiva identitaria. Ecco, dunque, che il tatuaggio, oltre a porsi come celebrazione dell’io individuale, diventa anche, attraverso la pratica fotografica, un ritratto nel ritratto contribuendo a comporre una sorta di narrazione umana in dialogo con gli elementi naturali, la vegetazione, il paesaggio.

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